Archivio per giugno, 2011

Un anno dopo

In ritardo di qualche giorno, ma la foto è del 22 giugno, un anno esatto dopo.

Di questa sleeve e di questo dopo sleeve ho già detto tutto, ora lascio parlare le immagini, quella che mi sono fatta il giorno prima dell’intervento, e quella fatta un anno esatto dopo, 43 chili in meno dopo, lo spazio grigio a destra è lo spazio in meno che occupo, anche in foto,

un anno dopo

Che ne dite? Sono cambiata un po’?

Mamma orribile

“Papi, aiuto, salvami, c’è una mamma orribile!”
Puoi essere arrabbiata, è tardi e la piccola peste non ti dà retta, non c’è verso di farla vestire, perde tempo, cincischia sul divano con i vestiti che dovrebbe mettere, tu ti arrabbi, la riprendi con fermezza e lei se ne esce così.
Con questo grido di aiuto e con quell'”orribile”, parola usata per la prima volta in questo contesto e con un paio di erre importanti che per una che ha la “r” inglese (o forse cinese) diventa inevitabilmente “ollibile”, tutto cade.
Non si riesce a rimanere fermi e risoluti, cerchi di trattenerti dal ridere, perchè non puoi ridere, devi mantenere quell’autorevolezza dello sguardo severo, non si dice “ollibile alla mamma”, era meglio il più classico “brutta mamma” che fa restare arrabbiati e fa mantenere il contegno di mamma severa.
Quell'”ollibile” e il “c’è una mamma”, come se la mamma severa non fosse la mamma delle coccole, è un’altra mamma, una mamma separata da quella dei baci, non è la mamma della cucciolotta, è una mamma orribile, appunto, che ha sostituito l’altra e sgrida, pretende.
Una mamma orribile che si mette a ridere, nell’altra stanza, dopo che il papà è giunto in soccorso, cercando, anche lui, a stento, di mantenere un contegno severo.
A volte i capricci delle 6 e mezza possono essere divertenti.
Ovviamente la protagonista è Giada, da solita attrice consumata, così sicura delle sue battute ad effetto, che ormai sorride anche lei non appena le pronuncia (cercando di non farsi vedere).

Lessico familiare

Mi era piaciuta la lezione sul lessico familiare (forse delle medie o dell’inizio delle superiori), quelle espressioni che sono parte della storia di una famiglia, ogni famiglia che crea ed evolve un suo proprio lessico è un tema davvero affascinante.
Io abitavo vicino al Pio Albergo Trivulzio, la casa di riposo famosa per aver innescato Tangentopoli.
La mia bisnossa ha dimorato lì gli ultimi sui anni e io andavo al sabato pomeriggio a trovarla.
Ora non so come sia, ma all’epoca l’odore di anziano, anzi di vecchio (vecchio è chi muore, sentenziava la mia bisnonna), e l’odore di vecchio era una cosa davvero pregnante, insieme all’odore di umanità varia più o meno accudita, dal personale e dai parenti.
Andavo là per il latte delle macchinette automatiche, le macchinette automatiche non erano così diffuse come ora che ci sono anche nel metrò. Certo andavo anche per la bisnonna, ma io ero piccola e le visite in questi posti sono sempre una cosa un po’ strana, c’era anche il primo incontro con malattie a me sconosciute, come il cancro, che già mi sembravano malattie terribili e cose più curiose come il vecchietto che parlava con un piccolo microfono da un buco nella gola.
E poi passare dal profumo del glicine del giardino della bisononna all’odore dei corridoi e delle scale della Baggina è stato come ricevere un pugno allo stomaco, lascia senza fiato e senza la volontà di respirare.
E così la Bagina era entrata nel lessico familiare, se stavi un po’ male, non troppo, ma facevi un po’ il lamentoso dicevamo “sei da Baggina”.
Le piccolette non hanno bisnonni ospedalizzati, non hanno nemmeno bisnonni, e la loro unica coppia di nonni conosciuta è anziana e un po’ malandata, ma vive ancora autosufficiente a casa sua, la Baggina è lontana, loro, però, frequentano lo stesso un posto di nonnini in pensione, con il loro asilo vanno una volta a settimana a Casa Borri, una casa di riposo per nonni, meno terribile della Baggina dei miei ricordi.
Con i nonnini di Casa Borri fanno disegni e lavoretti, un’esperienza interessante e utile per entrambe le età, però i nonnini hanno anche un po’ di acciacchi, non camminano sempre bene e così nel nostro lessico famigliare Casa Borri ha sostituito la Baggina, devo dire che Casa Borri un po’ mi ispira, la Baggina, invece, mi terrorizzava un po’.
E così quando le piccolette partono con “mi fa male il pancino”, “sono stanca”, “non riesco”, io gli dico che se vogliono Casa Borri è lì pronta ad accoglierle, e così se io o il loro papà diciamo che siamo un po’ stanchi, loro ci paventano Casa Borri (ci vogliono già mettere in casa di riposo?)

Ho quasi due anni

Si dice che la vita cominci a quarant’anni, penso sia abbastanza vero, io, forse, ho iniziato a prendere coscienza quando è nata Gaia, coscienza rafforzata con la nascita di Giada.
E ora mi ritrovo a poco meno di quarantadueanni con un corpo nuovo con cui prendere confidenza che mi ha portato a nuovi interessi.
Sarà che non devo più essere sulla barricata, non devo più mostrare la mia femminilità a tutti i costi, ho due figlie femminissime che parlano per me, e nemmeno ho più bisogno di mostrare il mio lato maschile, quello che mi ha fatto amare i jeans e i coltelli e detestare tutto ciò che era un po’ vezzoso.
Da poco ho il vezzo delle unghie smaltate (colori forti e scuri come il blu e il viola), io che non mi sono mai truccata, che avrò messo lo smalto sì e no un paio di volte nella mia vita e rigorosamente color rosa chiaro carne che se non lo mettevo era uguale, ora mi è frullata questa cosa delle unghie smaltate di blu scuro, alle bimbe piace.
Gli piace un po’ meno la mia scelta di taglio di capelli, da un mesetto li ho tagliati decisamente corti, quando le piccole hanno visto il loro papà usare il rasoio sulla mia testa hanno messo i loro broncini migliori e hanno iniziato a fare di no con le dita, ma poi si sono rassegnate e si divertono a passare la mano sui capelli quasi rasati della mamma e aspettano con impazienza che li colori (anche qui saranno colori poco usuali), a dire il vero il mio grigio non mi dispiace più di tanto.
Questo taglio mi piace, mi fa sentire più me, sarà che mi ricorda le mie prime volte dal parrucchiere da piccola, quando li volevo “corti alla maschietto”, li chiedevo proprio così. E ora mi rivedo, mi ritrovo, anche se ci sono le rughe, anche se i capelli sono grigi e non più biondi, ma sono io e mi piaccio così.
Sono ancora un po’ sovrappeso, 5 chiletti secondo le tabelle del BMI, 13 rispetto al fisichino della foto che avevo postato prima di quest’avventura, però mi sento bene, la taglia italiana è ormai una 48/50, la taglia europea fa più scena 44/46, e io mi sento bene con il mio corpo, come credo non mi sia mai accuduto.
Quando avevo il “fisichino” avevo i complessi dell’adolescenza, poi ho messo i miei bravi chili di troppo e non c’ero più io, semplicememte sommersa sotto la mia ciccia.
Ora sono tornata e le paturnie dell’adolescenza se ne sono andate, il discorso sulla femminilità da mascherare o mostrare non mi interessa proprio, finalmente faccio quello che mi pare, fregandomene anche dei miei limiti mentali ed è per questo che ora con le piccolette mi metto a ballare ed è per questo che a settembre inizierò un corso di ballo, io che ho sempre odiato il ballo perchè troppo “da femmina”, e poi perchè non volevo sembrare un “orso che balla”.
Ora voglio ballare, sembra divertente, ho visto donne della mia età che hanno frequentato corsi alla scuola di ballo delle piccolette e che si sono esibite per il saggio di fine corso e sembrava davvero divertente.
E ora voglio divertirmi anch’io.

Svegliarsi alle 6.30

E’ spesso difficile far alzare al mattino (alle 6.30) le piccolette, protestano un po’, dicono (piagnucolano) che hanno sonno, le coccole non bastano…
Ma venerdì mattina è bastato un “c’è un nuovo cerchietto e un nuovo fiore per i capelli per la festa dei diplomi” e subito hanno aperto gli occhi, subito si sono alzate e subito hanno voluto vedere le novità, sorridenti per la sorpresa.
E non erano più troppo stanche e non avevano più troppo sonno, e gli occhietti si sono aperti subito appena sentita la novità.
Sarà anche questione di DNA, ma in questo caso credo ci sia stato uno scambio di culla per entrambe, io mi sarei alzata di scatto solo per una macchinina o un coltellino nuovo, ma mai e poi mai per un cerchietto, perdipiù rosa e sberluccicoso e un fiore fucsia con i petali sberluccicosi, anzi luccicanti (come dice la principessina Giada parlando il giadese che è la lingua ufficiale di Giadilandia dove è l’indiscussa regnante).