Archivio per dicembre, 2009

Confusioni di genere

“A me papà piace solo se diventa femmina”

Giada sta attraversando una strana fase in cui vuol bene al papà solo se distratta, in compenso è innamoratissima della mamma e mi dà veramente tantissimi baci, dati i suoi standard di zero baci. Le piacciono solo le femmine (tranne Tommy grande a giorni alterni) e quindi il suo papà non le piace perchè è un maschio e allora se ne salta fuori con frasi del genere e allora forse il suo papà deve cominciare a pensare seriamente ad un’eventuale cambio di genere per essere amato dalla sua piccolina.

Mamma è vero quello che ha detto papà?

“Papà perchè questo è così? Perchè quello è colà?”

Il papà risponde seriamente ai perchè delle piccolette, ma immancabilmente dopo ogni sua spiegazione arriva l’altra domanda: “Mamma è vero quello che ha detto papà?”

Io confermo e loro si mettono tranquille, per il momento l’unica fonte autorevole riconosciuta depositaria della conoscenza è solo la mamma, il papà richiede sempre una verifica di conferma.

…e poi a Giada il papà non piace, lei dice così, solo in rari momenti, quando è distratta, se il papà le chiede “Vuoi bene a papà?” lei risponde “sì”, di solito risponde con un “no” convinto, …in attesa del complesso di Elettra, che, a dire il vero, ancora non si è manifestato nemmeno per Gaia, Gaia continua a volere la presenza di tutti e due possibilmente in contemporanea.

Digital Age

…dalla lavagna magica alla tavoletta grafica in un battito di ciglia.

G&G hanno ricevuto a sorpresa (sorpresa anche per noi) una lavagna magica e una tavoletta grafica che si attacca alla televisione (per fortuna il pc resta mio ancora per un po’). Devo dire che sono i giochi che hanno riscosso più entusiasmo e un po’ mi secca non averci pensato io.

Gaia ha preso presto confidenza con la tavoletta grafica e ormai disegnare e selezionare punti su un punto preciso di una tavoletta bianca guardando il disegno sullo schermo è un dato più che acquisito. E’ stato sorprendente vederla impadronire con voracità dei segreti del virtuale, sperimentare ogni pulsante (reali sulla tavoletta e virtuali sullo schermo) e impadronirsi presto anche dei termini adeguati. Giada si avvicina, ma è ancora un po’ presto e resta volentieri a guardare Gaia che fa i suoi esperimenti di disegno digitale, poi si perde nella lavagna magica che ha anche delle formine.

Gaia, con la lavagna, ha anche iniziato a fare composizioni di forme geometriche e mettendo insieme un quadrato e un triangolo ha fatto una casa, in questo prontamente imitata da Giada.

Per la befana riceveranno un’altra lavagna magica, purtroppo a volte è meglio avere qualcosa di doppio.

La tavoletta grafica è un gioco davvero interessante, forse sono di parte perchè io non vedo l’ora di regalarmene una per il pc, stimola decisamente la fantasia e anche altre capacità, disegnare su un foglio bianco guardando uno schermo non sempre è semplice da capire. E’ bello vedere questa generazione digitale che cresce.

Ospdale – pensieri del secondo giorno

Il rispetto
Cos’è il rispetto in un luogo dove le proprie fragilità sono messe a nudo su un letto d’ospedale?
Su cosa si deve basare una convivenza tra persone che non si conoscono nè mai si frequenteranno una volta uscite da una convivenza intima forzata?
Questa è la parte che più odio degli ospedali, le camere a tre letti (quando va bene), il bagno in comune con sei persone, dormire nella stessa stanza con sconosciute a distanza di un metro (per fortuna c’è la tenda), i parenti dei vicini di letto e quelli che non sanno in che camera si trova il loro caro e per questo si sentono autorizzati a sbirciare in ogni camera, e poi le considerazioni non richieste dei vicini di letto sui loro malesseri, l’aria viziatA di camere affollate che sanno di ospedale e che dopo un giorno ti impregnano del loro odore (Gaia ieri non riconosceva più il mio odore e me l’ha proprio detto che non “odoravo di mamma”).

Back to home!

Sono tornata a casa con un po’ di spazio in meno nello stomaco e qualche considerazione un po’ così su medici e ospedali (senza generalizzare).
Non mi è piaciuto l’incontro con la dietista, ha detto troppi “voi”, “voi fate così”, “voi non fate così”. E questo ha messo una bella barriera nella conversazione, sì sono obesa come molti altri e come molti altri avrò probabilmente una storia simile di diete e cibo, ma io non faccio parte di “voi”, io sono io, con la mia storia, con il mio carattere, con i miei impegni.
Decisamente l’incontro di stamattina con la dietista non mi è piaciuto, lei che dice “io e voi” non è bello…