Archivio per febbraio, 2013

La vita è bella

4 mesi sospesi, tutto in una bolla, noi in una bolla, la nostra famiglia. La nostra genitorialità sotto osservazione, prima di tutto da noi, perchè è più che legittimo sbagliare, ma se ti senti sotto osservazione hai paura di sbagliare, pur sapendo che non c’è un modo veramente giusto dell’essere genitore.

Ora c’è una gioia ancora più grande dell’essere genitori di Gaia e Giada, abbiamo provato una paura vera e tangibile di dover lottare per restare famiglia, e ora che siamo stati giudicati “genitori sufficientemente buoni” (definizione che viene data in psicologia per fare in modo che i genitori non si mortifichino inseguendo la perfezione) è come se fossimo nati di nuovo come famiglia, come se ora lo fossimo davvero, prima erano solo prove, ora abbiamo superato l’esame della vita, perchè le nostre piccole sono l’essenza della vita.

Le amo ancora di più e la vita ora mi sembra bellissima.

Grazie a tutti per i bellissimi commenti.

Il punto interrogativo sul titolo Finita?! è perchè ora dovremo attendere l’archiviazione da parte del tribunale dei minori, e la procedura non prevede che le persone interessate vengano avvertite, devono essere gli interessati a recarsi in tribunale (nei prossimi mesi) a verificare che la pratica sia stata effettivamente archiviata e non sia stato aperto comunque un fascicolo a carico…

Finita?!

Oggi abbiamo sostenuto il colloquio conclusivo con i servizi sociali.
Ci siamo sentiti dire che le nostre piccolette sono delle vivaci e normalissime bimbe con uno sviluppo adeguato alla loro età, crescita e sviluppo della personalità avvenuto senza traumi. I loro genitori sono dei normalissimi genitori che conoscono bene le loro figlie e di sicuro non le maltrattano o peggio (!!!)
Ci hanno messo 4 mesi e 5 colloqui…
4 mesi congelati e ora occorre riannodare i fili della nostra vita…

La vita deve continuare

E’ come un mantra da ripetersi per ogni gesto quotidiano in attesa dei prossimi colloqui che si spera siano conclusivi e positivi.
Eppure non c’è vita, è tutto spento, quando loro, le mie bimbe, non sono con me semplicemente mi spengo, mi richiudo nel rassicurante e conosciuto buco nero, lasciandomi cullare dal dolore, un dolore dell’anima che diventa fisico, che urla nel profondo, cercando di non farsi sentire, cercando di non farsi vedere.
Un sommesso silezioso urlo, quell’urlo che Munch ha rappresentato così bene, rendendo così visibile il dolore.