Archivio per architettura

Au milieu de…

Il mio inglese è decisamente pessimo e milieu per ambiente me lo ero proprio perso, ambiente, per i miei studi (architettura), era environment e basta, sì, sì, decisamente limitato, lo so…

Poi è saltato fuori il miljö svedese, per il suo bellissimo programma ambientale di Stoccolma che sto guardando per la mia tesi, e il mio francese latente si è risvegliato e la translitterazione di milieu francese è proprio miljø.

Sì, lo so, mi lascio andare per un nonnulla, però sono queste le cose che mi fanno rimpiagere di non aver studiato lingue e soprattutto la nascita e la diffusione, mi piacciono le similitudini e le differenze.

Vabbè ora torno al mio environment e al mio miljö.

41 anni e due bimbe: fiducia accordata!

Incredibile vero?
Quelli che solitamente sono punti a sfavore mi hanno permesso di avere fiducia per la mia tesi.
Avevo due professoresse in ballottaggio, una era la preannunciata tesi sulla migrazione italica in Svezia e poi, a sorpresa, proprio sul fotofinish, si è fatta avanti questa proposta, una proposta davvero interessante e da non sottovalutare in vista di un possibile dottorato di ricerca in terra di Svezia e anche di possibilità professionali in genere anche qui.
Un tema davvero interessante e nuovo, futuro futuribile, bello!
E così ho finalmente scelto e sono finalmente al lavoro su questa nuova tesi.
A breve i dettagli.

Dreamlands

Dreamlands
Des parcs d’attractions aux cités du futur
Ecco una mostra che mi dispiace proprio perdere.
Il tema è sempre quello, quello che mi è davvero entrato dentro da ormai moltissimi anni, quello su cui raccolgo materiale, bibliografia e ogni più piccolo ritaglio.

La città ideale, Utopia, la città del sogno e di conseguenza anche i non-luoghi, i parchi di divertimento, Las Vegas, le fiere internazionali…
Come questi hanno influenzato il disegno delle città reali e viceversa attraverso 300 opere di vario genere.

La mostra è a Parigi al Centre Pompidou, e mi sembra che anche la location per parlare di città dei sogni sia decisamente ben scelta.

L’idea era di prendermi una bimba, Giada che parla di voler andare a Parigi da quando ha scoperto Anastasia, e volare per 24 ore, due giorni e una notte, a Parigi, vedere la mostra, cercare qualcosa di interessante anche per Giada, magari in francese così comincia a capire che oltre all’italiano e all’inglese ci sono altre lingue, e poi non so…
Ma tra l’operazione e i mancati introiti sempre per l’operazione, penso che mi limiterò a ordinare il catalogo sul sito e me lo sfoglierò, sperando magari di fare lo stesso un giro a Parigi ad agosto, caricando le piccole in macchina e viaggiando per “tuuuutta la notte” (citazione dal film “Cars”) arrivare lassù e farsi un giro per la città e per Disneyland (sempre in tema di non-luoghi).

Per chi fosse interessato alla mostra e avesse la possibilità di andarci:

Dreamlands
Des parcs d’attractions aux cités du futur

fino al 9 agosto
Centre Pompidou
Paris
dalle 11.00 alle 21.00, il giovedì fino alle 23.00
12€ intero/9€ ridotto
Questo il link al sito del Centre Pompidou sulla pagina della mostra

Sto riscoprendo il francese, nonostante non lo uso più da un quarto di secolo è sempre la lingua di più facile approccio per me, quella che non mi impegna se devo leggere, quella che se anche mi mancano un po’ di vocaboli capisco lo stesso, e questo mi conferma che le lingue apprese presto sono quelle che restano sempre. Il mio francese risale alle medie e ai primi 2 anni di superiori, eppure è ancora lì latente che ogni tanto esce per alcune espressioni. E la cosa strana è che ora che mi sto impegnando con l’inglese e lo svedese a volte penso a delle frasi che contemplano parole di inglese, una in svedese e il resto in francese. Quanto mi piacerebbe essere davvero poliglotta…

Fuori dal coro: di creatività e vincoli

Fortuna che non mi legge quasi nessuno…
Fare la voce fuori dal coro parlando di una grande opera di un grande architetto potrebbe essere controproducente, ma questo è il lato positivo di avere pochi, ma affezionati, lettori.
Recentemente mi è capitato di rivedere e rileggere della casa sulla cascata di Wright, nientemeno…
Un sogno una casa così, vivere su una cascata è il mio sogno di sempre, la poetica di una natura che si appropria di un’architettura, l’organicità portata all’estremo, ma…

C’è un senso nell’immaginare l’inimmaginabile, l’architettura è immaginare mondi e modi di vita, l’architettura è costruire il bello e superare i vincoli, raggirare i vincoli, renderli un vantaggio, fare dei vincoli un valore, è proprio lì che si gioca la creatività, nel come i vincoli vengono superati.

Cosa c’entra questa meravigliosa casa con l’immaginazione e i vincoli? Wright ha avuto una bellissima idea, una beòllissima visione, ma non ha considerato i vincoli. Mettersi sotto le grandi terrazze quando viene gettato il cemento, è un bel gesto, ma i cedimenti strutturali non si manifestano sempre subito, e infatti dopo qualche tempo le terrazze sono state puntellate, le fondamenta minate dalle infiltrazioni d’acqua…

Bellissima casa, ma non è architettura, non è architettura costruire un bel disegno non pensando ai vincoli, se i vincoli fossero stati superati, allora sì sarebbe stata una meravigliosa opera di architettura.

E con questo post mi gioco la radiazione dall’albo degli architetti, per fortuna ancora non sono laureata…