Archivio per febbraio, 2010

Privatopia – una, nessuna, centomila enclave

Qualche anno fa, quando ancora pensavo di fare una tesi su Utopia, ho acquistato un libro intitolato “Privatopia” che racconta il fenomeno molto americano delle città private. Si tratta di piccole simil-enclave, o, forse meglio, piccole città-fortezza. Agglomerati di case con servizi commerciali annessi, circondate da mura e confini ben marcati e visibili nelle quali l’accesso è consentito solo ai residenti, all’interno vigono proprie leggi, in particolare in materia di ordine e decoro pubblico. Questo permette una “selezione” della cittadinanza, anche perchè non è consentito a chiunque abitare in queste enclave, a volte occorrono requisiti particolari e non è detto che i soldi riescano a supplirne la mancanza.

Trovo il fenomeno piuttosto inquietante, già mal sopporto i quartieri destinati a singole etnie, e soprattutto non riesco ad accettare di non poter semplicemente camminare in un dato luogo.

Ora questo fenomeno è comparso in forma leggermente diversa in Inghilterra. In questo caso si tratta di porzioni di città, con tanto di negozi,  in mano a organismi privati, i confini non sono netti e marcati come nel caso americano, ma la differenza tra un marciapiede al di fuori dell’enclave e uno all’interno dell’enclave è decisamente netta. Queste parti di città vengono “pattugliate” da vigilanza privata e anche in questo caso i regolamenti di ordine e decoro sono differenti, e decisamente più restrittivi, del regolamento comunale vigente. Alcune cose, forse, sono benvenute come il divieto dell’accattonaggio, l’utilizzo di skateboard, mangiare per strada (è un aiuto per chi è a dieta), però è proibito anche scattare foto (come in zona militare).

Trovo il tema sempre e comunque interessante e il concetto di città ideale come controllo della società. Le nuove paure, terrorismo in primis, contribuiscono certo a cercare soluzioni di convivenza sempre più di tipo selettivo (il recente regolamento degli asili comunali di Modena è emblematico in questo senso).

…eppure sembra ieri che è stato sconfitto il baffetto e una nuova idea di Europa e di mondo si è fatta strada, a me queste città-fortezza ricordano molto il medioevo, e la partigianeria spinta.

Credo ci sia un’altra strada verso la città ideale.

Fiocchi di neve e broccoli

Di recente ho scoperto i broccoli, si cresce e i gusti cambiano e maturano. Per questo non insisto con G&G, insisto solo sul fatto che assaggino sempre, anche se questo significa, per Gaia, appoggiare la punta della lingua con aria schifata e dire “non mi piace”, facendo così, però, ora è tornata a mangiare la banana, e un frutto sui 10.000 che esistono è sempre meglio di zero assoluto.
Tornando ai broccoli, quando li ho osservati da vicino per la prima volta, prima di metterli in pentola a bollire, mi sono accorta del loro fascino frattale intrinseco.
I frattali sono una meraviglia della natura e della matematica, li ho incontrati per la prima volta da piccola sfogliando un libro di scienze della terra che mostrava un fiocco di neve e il famoso fiocco di neve di von Koch (esempio di costruzione di un frattale) ed eccoci arrivati ai fiocchi di neve del titolo. Certo i fiocchi di neve sono decisamente più evocatori di atmosfera rispetto ad un broccolo, eppure anche i broccoli debitamente inquadrati possono evocare alberi e foreste incontaminate (una famosa pubblicità di un famoso studio di pubblicità per una famosa catena di supermercati lo ha già dimostrato), forse è il nome che li frega.

I frattali sono uno di quegli argomenti che mi riprometto sempre di studiare più a fondo, per il momento mi sono limitata ad osservare l’auto-similarità di ogni più piccola parte del broccolo.

Questo interesse da verduraia credo che derivi da un compito di pasqua di 4°, quando il nostro prof di grafica ci ha fatto ritrarre un carciofo in più e più pose per metterne in evidenza l’intrinseca poetica geometrica, nel caso del carciofo non frattale, ma questa è un’altra storia.

Dopo 5 mesi di English School…

“Mamma, non voglio andare all’asilo, voglio tutti i giorni sunday!”

Fuori dal coro: di creatività e vincoli

Fortuna che non mi legge quasi nessuno…
Fare la voce fuori dal coro parlando di una grande opera di un grande architetto potrebbe essere controproducente, ma questo è il lato positivo di avere pochi, ma affezionati, lettori.
Recentemente mi è capitato di rivedere e rileggere della casa sulla cascata di Wright, nientemeno…
Un sogno una casa così, vivere su una cascata è il mio sogno di sempre, la poetica di una natura che si appropria di un’architettura, l’organicità portata all’estremo, ma…

C’è un senso nell’immaginare l’inimmaginabile, l’architettura è immaginare mondi e modi di vita, l’architettura è costruire il bello e superare i vincoli, raggirare i vincoli, renderli un vantaggio, fare dei vincoli un valore, è proprio lì che si gioca la creatività, nel come i vincoli vengono superati.

Cosa c’entra questa meravigliosa casa con l’immaginazione e i vincoli? Wright ha avuto una bellissima idea, una beòllissima visione, ma non ha considerato i vincoli. Mettersi sotto le grandi terrazze quando viene gettato il cemento, è un bel gesto, ma i cedimenti strutturali non si manifestano sempre subito, e infatti dopo qualche tempo le terrazze sono state puntellate, le fondamenta minate dalle infiltrazioni d’acqua…

Bellissima casa, ma non è architettura, non è architettura costruire un bel disegno non pensando ai vincoli, se i vincoli fossero stati superati, allora sì sarebbe stata una meravigliosa opera di architettura.

E con questo post mi gioco la radiazione dall’albo degli architetti, per fortuna ancora non sono laureata…

Cosa farebbero i papà delle pubblicità se avessero solo figlie femmine?

Sono a casa, ancora congiuntivite che ora è arrivata alla cornea, ho la tele accesa, faccio fatica a stare al computer e un po’ di tele mi distrae.
Pubblicità
Un papà guarda la luna con il telescopio insieme al piccolo di casa che è un maschio.
In casa la mamma e la figlia femmina più grande preparano la tavola per tutti e portano in tavola cibi che vadano bene per la linea di entrambe, il papà e il figlioletto sono maschi non hanno di questi problemi.
Che dire, mi ha un po’ nauseato questo modello di papà e figlio che fanno cose divertenti insieme mentre le mamme e le figlie preparano la tavola e si preoccupano della linea…
Decisamente meglio tenere la tv spenta.